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Lucedio un posto maledetto

Ultimo Aggiornamento: 03/02/2008 22:08
26/01/2008 02:18
 
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Il principato di Lucedio, con l'Abbazia di S. Maria di Lucedio, potrebbe essere meglio definito come un monastero fortificato. Fu fatto costruire da Ranieri, Marchese del Monferrato, nel 1123 e vi chiamò i Cistercensi, in probabile sostituzione dei Benedettini provenienti dalla vicina abbazia di S.Genuario. Il toponimo è attestato già nel 904, pare inoltre che vi fosse già un insediamento romano. Oggi sono ancora visibili le chiese, il chiostro, i dormitori ed il refettorio. Anticamente aveva anche un mulino, ora scomparso.

Il Principato di Lucedio si trova a metà strada tra la cascina Darola ed il Santuario di Madonna delle Vigne e con la sua Abbazia cistercense è un luogo veramente ricco di leggende.

Si racconta delle sue nebbie, che sorgono solo intorno al principato, della sua torre, che va contro gli schemi architettonici dell'epoca per via della pianta ottagonale, e di un ipotetico tunnel che lo collegherebbe con alcuni luoghi vicini.

Non meno gotiche sono le leggende sulla cripta della chiesa, con alcuni abati mummificati a guardia di qualche cosa di maligno.

Per rendere l'idea di quanto sia inquietante la zona, uno storico inglese, che aveva visitato le terre di Lucedio all'inizio del XIII secolo, scrisse qualche cosa che suonava così: "La vista di un impiccato, appeso al ramo di un albero che si intravede tra le nebbie della palude, non guasterebbe di certo il paesaggio".

Lucedio - La storia

Qui è raffigurato il portone di accesso al principato. In primo piano si vede una prima chiesa, quella del popolo, con campanile a pianta quadrata, mentre, quasi al centro, sorge la chiesa di S. Maria con le cripte murate.
L'Abbazia fu costruita dai monaci cistercensi provenienti da La Fertè in Borgogna, nel 1123, per conto di Ranieri, Marchese del Monferrato.
Con la soppressione della celebre abbazia, per effetto di Papa Pio VI del 10 settembre 1784, con altre grange lucediesi, passò all'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Passata poi a Napoleone durante la dominazione francese e poi, nel 1807, al Principe Borghese (cognato di Napoleone). Nel 1818 fu acquistata in società dal Marchese Giovanni Gozani di San Giorgio, dal Marchese Francesco Benso di Cavour e da Luigi Festa.
Nel 1822, con lo scioglimento della società rimase al Marchese Giovanni Gozani di San Giorgio, antenato dell'attuale proprietaria.
Nel 1861 Lucedio fu comperata dal Marchese Raffaele de Ferrari duca di Galliera.
Egli divenne così Principe di Lucedio in virtù di quanto fatto a vantaggio dello Stato Italiano. Dopo la sua morte il titolo ed i terreni passaro al nipote Marchese Andrea Carega Bertolini.
Nel 1937 Andrea Carega Bertolini vendette la proprietà al Conte Paolo Cavalli d'Olivola, padre della attuale proprietaria, la Contessa Rosetta Clara Cavalli d'Olivola Salvadori di Wiesenhoff .

Come ultima nota storica vorrei ricordare alcuni particolari. L'abbazia, al culmine del suo splendore fu soppressa per ordine del Papa, con svariate accuse tra cui quella di satanismo. Non è l'unico caso simile che troviamo nella storia, sorte analoga è capitata all'Ordine dei Templari, per esempio. Le accuse erano varie, satanismo, eresia ed addirittura di pedofilia, ma la sostanza era sempre quella, ovvero, quando un'entità diveniva ricca e potente, la Chiesa inventava vari modi per sopprimerla, eliminando un concorrente e traendo profitto dalla confisca dei beni.

Lucedio - I Sotterranei

Oltre alla misteriosa cripta nascosta sotto alla chiesa di S. Maria ed al Lino, un fiume sotterraneo, si parla di un altro ambiente ipogeo. Pare siano infatti le vecchie scuole elementari di Lucedio a nascondere, negli scantinati, una porta che darebbe l'accesso ad un cunicolo.
Come in molti altri casi analoghi, qualcuno lo avrebbe parzialmente percorso.

Le leggende

Relativamente all'abbazia, al confine con la realtà, esistono parecchie leggende. Di conseguenza non poteva mancare quella relativa ad un passaggio sotterraneo che avrebbe condotto al di fuori delle mura.

La leggenda più inquietante racconta di una forza maligna, sprigionatasi nel vicino cimitero di Darola, che si impossessò degli abati e dei monaci dell'abbazia, convertendoli al suo culto. Questi, ormai fuori di senno, approfittarono del loro potere per torturare ed uccidere la povera gente. Si racconta anche di abusi ai danni delle povere novizie.
Storicamente è provato che nel 1784 il Papa fece sigillare le sale dell'abbazia, secolarizzandola, e facendo disperdere i monaci. Quindi l'accusa di pratiche sataniche, di angherie e di soprusi è documentata.
Pare che qualcuno riuscì a catturare questa forza maligna e che la imprigionò nelle critpe della chiesa di S. Maria, prima di murarle. Si dice che là sotto vi siano degli abati mummificati, forse a causa di eventi naturali come l'umidità della zona, seduti su dei troni, disposti in cerchio a fare da custodi a questa forza infernale.
In seguito alla diffusione della leggenda della presenza di forze demoniache all'interno dell'abbazia nacquero nuove teorie. Ad esempio si nota come la stessa chiesa di S. Maria venne costruita a sud del complesso, contrariamente a come si faceva solitamente. A nord sarebbe stata più protetta dai venti e l'illuminazione solare per le cerimonie mattutine sarebbe stata ottimale. Ricordandoci la classica pianta a forma di croce delle chiese, costruirne con l'ingresso a sud, era come disegnare una croce capovolta.
Oggi la chiesa di S. Maria è chiusa e pericolante.

La leggenda delle nebbie di Lucedio, particolarmente fitte e basse è spiegata, già da anni, dalla presenza di fontanili, piccoli serbatoi sotterranei d'acqua. Questa caratteristica del territorio ha favorito la coltivazione del riso.

Ancora legata alla leggenda della scomunica dell'abbazia, vi è quella relativa alla colonna che piange. Esiste infatti, nella Sala Capitolare, dove venivano svolti processi e decise le torture, una colonna che, ancora oggi, versa lacrime per le orrende gesta vissute. La spiegazione è piuttosto semplice. Pare che essa, e solo lei, sia costituita da una pietra più porosa delle altre e che riesca a pescare l'acqua e l'umidità dal terreno, per rilasciarle in altre condizioni climatiche.

testo preso da materiale di mie ricerche svolte negli anni





[Modificato da l'esecutore 26/01/2008 02:24]
31/01/2008 19:03
 
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Il Principato di Lucedio

Per gentile concessione del gruppo Teses
(Studi, ricerche ed esplorazioni di antichi passaggi
sotterranei nascosti sotto a castelli e chiese).
www.teses.net


Il principato di Lucedio, con l'Abbazia di S. Maria di Lucedio, potrebbe essere meglio definito come un monastero fortificato. Fu fatto costruire da Ranieri, Marchese del Monferrato, nel 1123 e vi chiamò i Cistercensi, in probabile sostituzione dei Benedettini provenienti dalla vicina abbazia di S.Genuario. Il toponimo è attestato già nel 904, pare inoltre che vi fosse già un insediamento romano. Oggi sono ancora visibili le chiese, il chiostro, i dormitori ed il refettorio. Anticamente aveva anche un mulino, ora scomparso.

Il Principato di Lucedio si trova a metà strada tra la cascina Darola ed il Santuario di Madonna delle Vigne e con la sua Abbazia cistercense è un luogo veramente ricco di leggende.

Si racconta delle sue nebbie, che sorgono solo intorno al principato, della sua torre, che va contro gli schemi architettonici dell'epoca per via della pianta ottagonale, e di un ipotetico tunnel che lo collegherebbe con alcuni luoghi vicini.

Non meno gotiche sono le leggende sulla cripta della chiesa, con alcuni abati mummificati a guardia di qualche cosa di maligno.

Per rendere l'idea di quanto sia inquietante la zona, uno storico inglese, che aveva visitato le terre di Lucedio all'inizio del XIII secolo, scrisse qualche cosa che suonava così: "La vista di un impiccato, appeso al ramo di un albero che si intravede tra le nebbie della palude, non guasterebbe di certo il paesaggio".

Lucedio - La storia

Qui è raffigurato il portone di accesso al principato. In primo piano si vede una prima chiesa, quella del popolo, con campanile a pianta quadrata, mentre, quasi al centro, sorge la chiesa di S. Maria con le cripte murate.
L'Abbazia fu costruita dai monaci cistercensi provenienti da La Fertè in Borgogna, nel 1123, per conto di Ranieri, Marchese del Monferrato.
Con la soppressione della celebre abbazia, per effetto di Papa Pio VI del 10 settembre 1784, con altre grange lucediesi, passò all'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Passata poi a Napoleone durante la dominazione francese e poi, nel 1807, al Principe Borghese (cognato di Napoleone). Nel 1818 fu acquistata in società dal Marchese Giovanni Gozani di San Giorgio, dal Marchese Francesco Benso di Cavour e da Luigi Festa.
Nel 1822, con lo scioglimento della società rimase al Marchese Giovanni Gozani di San Giorgio, antenato dell'attuale proprietaria.
Nel 1861 Lucedio fu comperata dal Marchese Raffaele de Ferrari duca di Galliera.
Egli divenne così Principe di Lucedio in virtù di quanto fatto a vantaggio dello Stato Italiano. Dopo la sua morte il titolo ed i terreni passaro al nipote Marchese Andrea Carega Bertolini.
Nel 1937 Andrea Carega Bertolini vendette la proprietà al Conte Paolo Cavalli d'Olivola, padre della attuale proprietaria, la Contessa Rosetta Clara Cavalli d'Olivola Salvadori di Wiesenhoff .

Come ultima nota storica vorrei ricordare alcuni particolari. L'abbazia, al culmine del suo splendore fu soppressa per ordine del Papa, con svariate accuse tra cui quella di satanismo. Non è l'unico caso simile che troviamo nella storia, sorte analoga è capitata all'Ordine dei Templari, per esempio. Le accuse erano varie, satanismo, eresia ed addirittura di pedofilia, ma la sostanza era sempre quella, ovvero, quando un'entità diveniva ricca e potente, la Chiesa inventava vari modi per sopprimerla, eliminando un concorrente e traendo profitto dalla confisca dei beni.

Lucedio - I Sotterranei

Oltre alla misteriosa cripta nascosta sotto alla chiesa di S. Maria ed al Lino, un fiume sotterraneo, si parla di un altro ambiente ipogeo. Pare siano infatti le vecchie scuole elementari di Lucedio a nascondere, negli scantinati, una porta che darebbe l'accesso ad un cunicolo.
Come in molti altri casi analoghi, qualcuno lo avrebbe parzialmente percorso.


Relativamente all'abbazia, al confine con la realtà, esistono parecchie leggende. Di conseguenza non poteva mancare quella relativa ad un passaggio sotterraneo che avrebbe condotto al di fuori delle mura.

La leggenda più inquietante racconta di una forza maligna, sprigionatasi nel vicino cimitero di Darola, che si impossessò degli abati e dei monaci dell'abbazia, convertendoli al suo culto. Questi, ormai fuori di senno, approfittarono del loro potere per torturare ed uccidere la povera gente. Si racconta anche di abusi ai danni delle povere novizie.
Storicamente è provato che nel 1784 il Papa fece sigillare le sale dell'abbazia, secolarizzandola, e facendo disperdere i monaci. Quindi l'accusa di pratiche sataniche, di angherie e di soprusi è documentata.
Pare che qualcuno riuscì a catturare questa forza maligna e che la imprigionò nelle critpe della chiesa di S. Maria, prima di murarle. Si dice che là sotto vi siano degli abati mummificati, forse a causa di eventi naturali come l'umidità della zona, seduti su dei troni, disposti in cerchio a fare da custodi a questa forza infernale.
In seguito alla diffusione della leggenda della presenza di forze demoniache all'interno dell'abbazia nacquero nuove teorie. Ad esempio si nota come la stessa chiesa di S. Maria venne costruita a sud del complesso, contrariamente a come si faceva solitamente. A nord sarebbe stata più protetta dai venti e l'illuminazione solare per le cerimonie mattutine sarebbe stata ottimale. Ricordandoci la classica pianta a forma di croce delle chiese, costruirne con l'ingresso a sud, era come disegnare una croce capovolta.
Oggi la chiesa di S. Maria è chiusa e pericolante.

La leggenda delle nebbie di Lucedio, particolarmente fitte e basse è spiegata, già da anni, dalla presenza di fontanili, piccoli serbatoi sotterranei d'acqua. Questa caratteristica del territorio ha favorito la coltivazione del riso.

Ancora legata alla leggenda della scomunica dell'abbazia, vi è quella relativa alla colonna che piange. Esiste infatti, nella Sala Capitolare, dove venivano svolti processi e decise le torture, una colonna che, ancora oggi, versa lacrime per le orrende gesta vissute. La spiegazione è piuttosto semplice. Pare che essa, e solo lei, sia costituita da una pietra più porosa delle altre e che riesca a pescare l'acqua e l'umidità dal terreno, per rilasciarle in altre condizioni climatiche.





Leggende






Il Sabba del cimitero
La leggenda più nota sul principato di Lucedio è senza dubbio quella ambientata nel cimitero in località Darola.

Abbandonato e oggi ricoperto da rovi, fu, secondo la leggenda, il luogo in cui venne invocato il demonio durante un rituale di magia.

Siamo in una notte del 1684 quando delle streghe danzano davanti ai fuochi che rischirano con luce tremolante le fredde lapidi di pietra.

Si fa il nome di Satana, lo si ripete tre volte ed il signore delle tenebre appare, tra lo stupore generale dei partecipanti alla funzione magico-esoterica.

Il diavolo si guarda intorno e nota che poco distante da lui si trova la florida abbazia di Lucedio e decide di convertire i laboriosi monaci al suo culto.

Penetra nei sogni delle novizie, probabilmente del monastero di Trino, e le plagia, trasformandole in sue devote servitrici. Saranno infatti loro che si recheranno dai cistercensi per irretirli.

Il piano funziona e l'essenza del demonio si trasmette a tutti i monaci.

Da quel momento inizierà un periodo di abusi, violenze, eresie ed ogni altro crimine possibile esercitato dalla comunità monastica ai danni della povera gente.

Fu così che sfruttarono il loro potere temporale per giudicare e condannare, oltre che a torturare il volgo.

E' anche curioso il fatto che negli archivi parrocchiali si dovrebbero trovare ancora i racconti degli incubi fatti da alcune novizie la stessa identica notte di quell'anno.

Questo periodo di blasfemia, eresia e degenerazione sarebbe durato per cento anni, fino a quando, il 10 settembre 1784, Papa Pio VI fece scomunicare l'abbazia e disperdere i monaci.

Insieme ad altre grange della zona, Lucedio passò all'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro.

Un analisi più razionale ed analitica ci fa supporre quali furono i veri motivi della storica scomunica.
Come avvenne in molti altri casi, tra cui ricordiamo il famoso Ordine dei Templari, quando un'entità diveniva troppo ricca e potente la Chiesa sentiva minata la propria posizione.

Ecco che una mossa politica veniva mascherata con accuse di eresia, satanismo, blasfemia e pedofilia, ma il risultato non cambiava.
La scomunica prevedeva anche la non indifferente confisca dei beni materiali, oltre alla dannazione dello spirito.



La presenza nelle cripte
Ci ricolleghiamo a quanto avvenne il 10 Settembre del 1784, ovvero quando Papa Pio VI secolarizzò l'abbazia.

Il gesto di scomunica pare fu in grado di placare il male che aleggiava all'interno del monastero fortificato.

Ricollegandosi al demone che aveva convertito i monaci al culto del demonio, un'altra leggenda, che potrebbe facilmente ricollegarsi con la precedente, racconta che questa presenza maligna venne isolata e catturata.

Ci sono sconosciuti i protagonisti di questa storia, i tempi ed i modi della cattura.
Si dice però che questa essenza malvagia fosse stata imprigionata nelle cripte dell'abbazia, che vennero poi murate.

A custodia di questa pericolosa presenza demoniaca sarebbero stati posti gli abati rimasti "puri", sepolti seduti su dei seggi o dei piccoli troni, disposti a cerchio intorno a questo spirito, per tenerlo imprigionato.

Questi abati non si sarebbero decomposti ma sarebbero mummificati in modo naturale a causa del clima e dell'umidità della zona.
La colonna che piange
All'interno della Sala Capitolare si trovano quattro colonne che si raccordano in volte a vela.

Apparentemente identiche, la prima che troviamo a sinistra è invece nota a tutti a causa di una sua bizzarra carattersitica.

Viene infatti chiamata "Colonna che piange" in quanto il suo fusto trasuda acqua in particolari momenti.

Il fatto che gli spietati processi e le atroci sentenze del centenario nero di Lucedio avessero luogo proprio in quella sala favorì la nascita della leggenda che vuole la colonna piangente in quanto testimone delle terribili decisioni stabilite e delle punizioni inflitte alla povera gente.

Sovente macchiata e, in particolari occasioni, decisamente umida, questa colonna potrebbe essere costituita da una particolare pietra partcolarmente porosa ed in grado di assorbire l'umidità dal terreno per rilasciarla all'interno della Sala Capitolare dell'abbazia di Lucedio.
La nebbie basse
Una leggenda, che ha molto del "metropolitano" racconta che nelle buie serate invernali una stana nebbia, alta non più di un paio di spanne dal terreno, copra completamente il terreno circostante l'abbazia.

Il vercellese, è risaputo, essendo terra di risaie, è conosciuto nel resto del paese come "La Città delle nebbie".

Allora perchè stupirsi di questo fenomeno naturale?

Pare che le nebbie intorno a Lucedio siano di natura magica, troppo basse ed uniformi per essere naturali, mai superiori al mezzo metro, spesse e fitte come nessun'altra mai vista.

Si dice che salgano per nascondere gli spiriti che striscerebbero a terra durante i loro misteriosi spostamenti.

Sinceramente non ho compreso molto bene il senso di questa leggenda.

L'uniformità e la consistenza di queste nebbie è senza dubbio dovuta alla grande quantità di acqua presente nel sottosuolo.

Troviamo infatti parecchi fontanili, falde acquifere prossime alla superfice e, probabilmente, anche un fiume sotterraneo, detto Lino, protagonista, a sua volta, di un'altra leggenda.
Il fantasma del monaco
A cavallo di altre leggende, vi è quella del monaco fantasma.

Si parla di una figura incappucciata, che probabilmente indossa un saio, e che si aggirerebbe, durante le ore della notte, nelle campagne poco distanti dal monastero.

Molti sarebbero i testimoni di questa visione, che sparisce sempre dopo pochi secondi dal momento in cui viene scorto.

Pare che le apparizioni siano più frequenti in inverno, quando le nebbie favorirebbero il dileguarsi di questo misterioso personaggio.
La regina di Patmos
All'interno del campanile ottagonale della chiesa di S. Maria di Lucedio si trova un sarcofago che la tradizione lo ha sempre considerato il sepolcro della regina di Patmos.

Si dice che ella, per sfuggire alle troppo insistenti attenzioni del padre, fuggì nel bosco poco fuori Lucedio.

Con un bastone disegnò a terra una riga e questa si sarebbe trasformata in un ruscello che fece da ostacolo tra lei ed il malintenzionato genitore, regalandole la salvezza.

Un più approfondito esame avrebbe dimostrato che l'incisione "RE" sul coperchio del sarcofago sarebbe stata aggiunta a posteriori, vanificando quindi le più superficiali teorie. Ma la leggendaria figura della regina di Patmos si ritrova ancora una volta nella tradizione aleramica.
Nel 1204, durante la IV Crociata, arenatasi a Costantinopoli, l'imperatore Alessio III e l'imperatrice Eufrosina vennero catturati dal comandante dell'esercito latino Bonifacio, Marchese del Monferrato.

I prigionieri vennero inviati sotto scorta proprio a Lucedio dove rimasero custoditi. Si dice che l'imperatrice Eufrosina, durante la permanenza a Lucedio impazzì ed in seguito morì.

Sono in molti a sostenere che Eufrosina coincidesse con la misteriosa regina di Patmos.

Esistono altre riminescenze che la vorrebbero sepolta a Montarolo e che l'attuale santuario di Madonna delle Vigne sia stato costruito, per volere dell'abate commendatario Vincenzo Grimani, sui resti della cappella che coincideva con la sepoltura della regina.

Altre voci ancora sostengono che fosse stata sepolta insieme al proprio giovane figlio, deceduto prematuramente.


Lo spartito del diavolo
Tra le decorazioni che si sono conservate all'interno del Santuario di Madonna delle Vigne, proprio sopra al portone d'ingresso, vi è un singolare affresco.

Rappresenta un organo a canne, decorato con due leoni stilizzati che reggono uno stemma sotto ad una corona reale. Al centro di questo disegno è raffigurato un pentagramma, il cui rigo e le cui note sono ancora parzialmente leggibili.

Impossibile che questo elemento non stimolasse qualche fervida mente. Ed infatti esiste una leggenda legata a questo brano.

Sarebbe una musica capace di respingere la presenza demoniaca imprigionata nelle cripte di Lucedio ma, se suonato al contrario, ne consentirebbe la liberazione.

Dall'ascolto della versione inversa, la nostra esperta ha notato come la musicalità grave dei primi tre accordi di apertura del brano potrebbero essere le note di chiusura dello stesso in quanto si tratta della tipologia di sonorità normalmente utilizzata al fine di chiusura di uno spartito.
Di conseguenza giunge alla conclusione che il brano suddetto possa essere eseguito musicalmente in senso contrario rispetto alla scrittura riportata.
In seguito, eseguendo strumentalmente il brano si può chiaramente constatare la mancanza di una adeguata musicalità.

Questi fatti le ha fatto ipotizzare che il segreto del brano musicale non stesse espressamente nella sonorità ma nel significato della successione delle note, sostituite in termini di lettere, con un senso di scrittura che va dal termine del brano all’inizio dello stesso.
Il nome Lucedio
Cosa significa Lucedio?

Luce di Dio? Forse. Deriva da forsa da "lucus", ovvero bosco?

Sono molte le teorie che cercano di dare una spiegazione all'origine del nome di questo posto.

La radice in "Lucus" potrebbe avere un senso in quanto l'intero territorio era una vera e propria palude che solo grazie al laborioso intervento dei cistercensi venne trasformato in un terreno coltivabile.

Ma tutt'intorno rimase il bosco, Lucedio era infatti un monastero isolato, come i monaci dell'ordine cistercense solitamente prediligevano.

Viste le macabre ed occulte leggende la proposta "Luce di Dio" è quantomeno fuori luogo. A meno di interpretare "Luce di Dio" come "Lucifero", ovvero il mitologico portatore della "Luce", che, una volta cacciato dal Paradiso terrestre, si sarebbe trasformato nel tanto temuto diavolo.
Dove scorre il Lino?
Si dice che il principato di Lucedio sia stato costruito su di un corso d'acqua sotterraneo.

Questo avveniva per molti luoghi di culto nell'antichità in quanto l'acqua in movimento generva una particolare energia che avvertibile da rabdomanti e scimani.

Questi personaggi, incaricati dal capo villaggio, sceglievano accuratamente i luoghi dove erigere i loro menhir, dove costruire i loro cromlech o costruire i propri templi.

I culti successivi presero ad erigerei proprio luoghi di culto presso le costruizioni precedenti.

Alcuni dicono per affermare la supremazia del proprio credo sul passato, altri sostengono che il luogo scelto nell'antichità era il migliore in quanto ancora avvertibili certe energie telluriche.

Così si racconta che la chiesa di S. Maria di Lucedio, che sorge su resti romani, sia stata costruita in corrispondenza di un fiume sotterraneo, detto Lino, il quale addirittura avrebbe un sifone proprio sotto all'altare quindi alla cripta.

Poco si sa del Lino, alcuni sostengono sia un corso d'acqua che scorre nel vecchio letto, oggi sotterraneo, della Dora, altri che sia uno dei tanti corsi d'acqua ipogei della zona. Ma nessuno è ancora riuscito a fare luce.
La ragazza arsa viva
Una leggenda racconta che, anni fa venne trovato, nei pressi dell'isolata abbazia di Lucedio, il corpo di una giovane, completamente bruciato.

Visti i presupposti si pensò a macabri rituali magici, ad una vittima da sacrificare.

Come Massimo Polidoro insegna, andiamo a ricercare conferma e verifica dei fatti, analizzandoli razionalmente, senza dare nulla per scontato.

In seguito all'indagine svoltasi nella biblioteca civica di Vercelli potremmo reintitolare questa storia:

LUCEDIO. IL CASO DELLA DONNA ARSA VIVA.
MISTERO O TRAGICO EPILOGO A LUCI ROSSE?

Il triste racconto della donna arsa viva a Lucedio che si conosceva era il seguente:

Una ragazza, che la leggenda vuole vittima di rituali esoterici o satanici, muore bruciata viva dalle fiamme che la avvolgono.

Ipotesi più razionali inducono a pensare che la poveretta, rimasta a corto di benzina, tentasse in compagnia di una seconda persona intervenuta in suo aiuto, di rabboccare il serbatoio. Non si capisce bene come, ma la fuoriuscita di benzina avrebbe trasformato involontariamente la ragazza in una torcia umana.

Il tutto accadeva nei pressi di Lucedio.

Il fatto è puntualmente documentato sul giornale La Sesia in data 9 settembre 1949; ecco il resoconto:

In frazione Badia di Lucedio, nella notte tra il 5 e il 6 settembre, per cause non ancora accertate dall'autorità competente, una grave disgrazia ha causato la morte di una giovane di 22 anni ed ha lasciato la di lei madre gravemente ustionata.

Non è possibile stabilire di preciso quanto avvenuto a causa dell’omertà degli abitanti.

Ricostruendo la dinamica si può asserire che poco dopo la mezzanotte, in località Badia di Lucedio, la contadina Romilda Squizzato di anni 22 e la mamma Augusta di anni 54, trasportavano benzina; improvvisamente, per cause ignote, il liquido si infiammò provocando ad entrambe gravi lesioni.

La ragazza morì una volta tornata a casa dall’ospedale di Vercelli.

E' Maria, sorella diciottenne di Romilda, che fa luce, secondo il giornale, sull’accaduto:

La ragazza morta in seguito all’incidente, stava tornando a casa col fratello dopo aver pescato le rane, quando si incontra con un certo Renzo Greppi di anni 25 che trasportava una tanica contenente 5 litri di benzina.

Quest’ultimo si sarebbe poi appartato in uno scantinato con Romilda per pulire, con la benzina, una macchia sul vestito della fanciulla.

Durante il travaso sarebbe caduta della benzina sul pavimento e i giovani, per cancellare le macchie, avrebbero acceso il liquido a terra con un fiammifero, procurato da un terzo giovane di nome Enzo Sala di anni 20.

Ciò avrebbe incendiato il carburante sul vestito di Romilda provocandole ustioni dall’esito purtroppo letale.

Certo lo svolgersi dei fatti è quantomeno strano e il contesto fa pensare che, i due giovani ragazzi si fossero appartati in cerca di intimità, il che spiegherebbe i contorni sfumati dell’intera vicenda come l’omertà della gente e la scelta di un luogo così nascosto per compiere un’operazione di per sè non maliziosa.

Tuttavia dal testo dell’articolo non si comprende bene quando sia arrivata la madre e come si sia procurata le ustioni.

Per capire la dinamica occorrerebbe analizzare meglio il fatto ma è un compito che esula dal nostro discorso.

La peculiarità della cronaca risiede in una fondamentale osservazione e cioè, come da una storiella, da alcune dicerie che vengono considerate leggende, si storpi poi la realtà.

Innanzitutto, pur trovandosi la ragazza in prossimità di Lucedio, non si riscontra alcun nesso di causa che associ in qualche modo Lucedio stesso allo svolgersi dei fatti.

Le prime voci di riti esoterici subito smentite, sfociano poi in un altro errore, cioè di ipotizzare che la giovane avesse avuto un’auto rimasta senza benzina.

Sicuramente nel 1949 le auto non erano ancora molto diffuse e comunque non era il caso di Romilda a cui la benzina serviva per smacchiare il proprio vestito.
Non disturbate la presenza
Questa leggenda è quantomeno curiosa.

Si dice che la presenza deve restare sopita all'interno della cripta e che quando se ne parla troppo o l'interesse verso di essa e la sua chiesa cresce, essa dia degli avvertimenti.

La leggenda prosegue citando i restauri avvenuti nel '62 o nel '68, interrotti proprio quando si stava per accedere alla cripta in quanto un improvviso crollo del soffitto avrebbe ferito mortalmente un operaio.

Ma quello non sarebbe stato l'unico caso di decesso in Lucedio in seguito ad un interessamento eccessivo.

Ancora nel 2001 quando si mobilitò la Fox Channel per le loro riprese, nel corso di un intervista raccontavo questa leggenda.

Loro si incuriosirono e tutti noi ci domandammo se la presenza fosse ancora in grado di colpire, visto l'imminente arrivo di telecamere ed apparecchiature, nonchè di attori e concorrenti.

Proprio in quel periodo un signore a passeggio con il cane, giunto davanti all'abbazia venne colto da improvviso malore e morì regalando un'altra coincidenza a favore della leggenda.
Un cadavere murato
Ci è stato raccontato che durante il restauro di una delle abitazioni interne all'abbazia di Lucedio trovarono un uomo sepolto dietro ad un muro.

Il cemento lo aveva conservato quasi perfettamente ed erano ancora visibili gli abiti.

Le informazioni in nostro possesso non sono tali da permetterci di capire se poteva trattarsi di un monaco o di qualche altro sfortunato e più recente personaggio.

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Il principato di Lucedio
Le leggende
Relativamente all'abbazia ed al territorio circostante, esistono parecchie leggende. Alcune di esse sono addirittura state la base per la nascita di successive e ben più recenti leggende ambientate in altri luoghi del vercellese.
Complici le terre, in antichità boscose e paludose, le fitte nebbie tipiche della pianura alluvionale, complici ancora alcuni eventi forse troppo mitizzati.
Non sorprende che uno storico inglese, giunto a Lucedio all'inizio del XIII secolo, osservò come: la vista di un impiccato appeso ad un albero non avrebbe guastato ulteriormente il panorama.

Le leggende più famose:

Gallerie sotterranee
Di conseguenza non poteva mancare anche quella relativa ad un passaggio sotterraneo che avrebbe condotto al di fuori delle mura.
Inerenti ad oscuri cunicoli esistono parecchie storie. Alcune voci vogliono che un ingresso sia nascosto nelle cantine delle vicine scuole medie, altri che la galleria si diparta dalla cripta della chiesa, altri ancora che esistano dei luoghi all'interno del monastero, oggi ripavimentati, che avrebbero condotto al sistema sotterraneo.
Come in molti altri casi analoghi, qualcuno li avrebbe parzialmente percorsi.
Le apparizioni dei monaci
Tra le numerose storie che si raccontano, forse più appropriate ad addormentare i nipotini davanti al caminetto acceso, c'è anche quella avente come protagonisti i fantasmi.
Si dice che durante i mesi invernali, semi nascosti dalle nebbie che avvolgono il principato, si aggirino i fantasmi dei monaci vissuti nel '700.
Queste ombre parrebbero essere innocue e, se avvicinate, fuggono per svanire nella nebbia.
Le possessioni demoniache e la scomunica
Ma senza alcuna ombra di dubbio, la leggenda più importante e famosa, quella che ha attirato la televisione californiana Fox Channel e la tedesca Tresor TV a conoscere l'ambiente e ad intervistarci, è quella che ha inizio nel vicino cimitero abbandonato.
Ambientare una leggenda in un cimitero abbandonato è già di per se una garanzia, ma farvi danzare le streghe ed il Diavolo in persona durante un malefico sabba è il massimo che si possa chiedere.

Infatti si racconta che in una notte del 1684 si radunarono alcune streghe che, danzando tra le sepolture, invocarono il Diavolo, il quale si presentò.
In quella stessa notte, le giovani novizie del vicino convento di Trino ebbero sonni agitati, popolati di feroci incubi in cui il demonio si impossessava delle loro deboli menti.
A conferma di tale prefazione sono state alcune note scritte e custodite nell'archivio della curia di Trino in merito ad una serie di incubi collettivi aventi per protagonista il demonio.

Grazie a questo plagio onirico, il Diavolo usò i corpi di queste giovani monache per entrare in contatto con i monaci dell'abbazia di Lucedio, che caddero anch'essi vittime del Signore del Male.

Forti del potere temporale che avevano, iniziarono a giudicare e condannare la povera gente, torturandola e, in taluni casi, uccidendola.
Questo peiodo di abusi e di soprusi durò esattamente cento anni, fino a quando Papa (Pio IX), fece secolarizzare l'abbazia nel settembre del 1784.
L'abbazia venne svuotata, i monaci dispersi e le sale sigillate.
L'accusa romana fu di pratiche sataniche, angherie di ogni sorta, abuso di potere, stupri vari, rapporti contro natura e pedofilia.

Ma la storia non finisce quì. Pare che qualcuno riuscì a catturare questa forza maligna, responsabile di tali eventi, da alcuni chiamata demone.
Questa essenza venne imprigionata nelle cripte della chiesa di S. Maria, prima che venissero murate.
Inoltre si dice che, disposti a cerchio al fine di custodire tale demone, siano stati posti su dei troni, i corpi degli ultimi abati "buoni" vissuti nel Principato.
A causa delle caratteristiche climatiche del luogo pare che le loro spoglie si siano mummificate in modo naturale.

Con occhi più moderni possiamo ipotizzare che la Chiesa di Roma volle la soppressione tramite scomunica dell'abbazia perchè divenuta troppo potente e ricca.
La scomunica implicava anche la confisca di tutti i beni materiali, un po la stessa sorte toccata ai Cavalieri del Tempio.
Le nebbie di Lucedio
A dimostrazione del fatto che Lucedio sia un luogo magico sono le inquietanti nebbie che avvolgono il Principato nei mesi invernali.
Il mistero delle nebbie di Lucedio, particolarmente fitte e basse è spiegata, già da anni, dalla presenza di fontanili, piccoli serbatoi sotterranei d'acqua. Questa caratteristica del territorio ha favorito la coltivazione del riso.
La colonna che piange Ancora legata alla leggenda della scomunica dell'abbazia, vi è quella relativa alla colonna che piange. Esiste infatti, nella Sala Capitolare, dove venivano svolti processi e decise le condanne e praticate le torture, una colonna che, ancora oggi, versa lacrime per le orrende gesta vissute.
La spiegazione è piuttosto semplice. Pare che essa, e solo lei, sia costituita da una pietra più porosa delle altre e che riesca a pescare l'acqua e l'umidità dal terreno, per rilasciarle in altre condizioni climatiche.
Morti misteriose
Nemmeno per farlo apposta, ecco che quando si parla di un luogo magico (negativamente) del vercellese lo si debba sempre legare a numerose quanto particolari decessi.
In quel di Lucedio abbiamo la storia di una ragazza arsa viva, di un bambino annegato e molte altre storie strane.
Si dice inoltre che quando l'interesse generale si sposti troppo sulla chiesa e la relativa cripta (che custodisce il demone), qualche strano fattore causa morti apparentemente accidentali.
Di recente, durante il tentativo di restauro avvenuto alla fine degli anni sessanta, un operaio venne coplito ed ucciso da dei calcinacci caduti dal tetto, quasi a ridosso dell'altare (dove doveva esserci l'accesso murato alle cripte).

Ancora nel 2000, nel periodo di poco antecedente alle riprese della Fox Channel, e nel pieno della Fiera in campo, manifestazione agricola tipica del vercellese, venne colpito da infarto un signore che stava portando a spasso il proprio cane.
Il fiume sotterraneo
Proprio sotto all'abbazia di Lucedio scorrerebbe un fantomatico fiume sotterraneo e, ricollegandosi al fatto che molte costuzioni di natura religiosa furono costruite appositamente sopra a questi canali di energia, si dice che tale fiume abbia un sifone proprio sotto all'altare della chiesa di S. Maria.
Tale fiume potrebbe essere il conosciutissimo Lino, fiume ipogeo che, secondo alcune relazioni, passerebbe anche nei pressi di Saluggia e di Crescentino.
Qualcuno sostiene che questo corso d'acqua potrebbe essere un vecchio ramo della Dora, oggi sotterrato.



31/01/2008 19:06
 
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foto tempio di santa Maria delle vigne....
31/01/2008 19:09
 
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Lo Spartito del Diavolo
Lo spartito preso in esame si trova all’interno del santuario di Madonna delle Vigne (VC), ed è legato alle vicende della vicina Abbazia di Lucedio tramite una misteriosa leggenda.
Si dice infatti che tale brano, se suonato, avesse la proprietà di tenere a bada la presenza demoniaca imprigionata nelle cripte della chiesa di S. Maria.
Ma se suonato all’indietro, invece, l’avrebbe sprigionata.
03/02/2008 22:08
 
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Topic interesantissimo davvero....

Ora lo stampo e me lo leggo con calma...

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